La piattaforma aree idonee accessibile al pubblico dalla settimana scorsa è incompleta e classifica in maniera erronea molte aree: rischia di generare grossa confusione e c’è da augurarsi che non venga usata prima che sia rivista.
Uno strumento zeppo di errori che, se utilizzato senza accortezza da aziende e amministrazioni, potrebbe portare a un’ondata di contenziosi.
Ascoltando le critiche degli operatori ed esplorando la mappa online, è chiaro che la Piattaforma aree idonee resa accessibile al pubblico dal Gse lo scorso 21 maggio rischia di creare confusione, anziché portare l’ordine e la trasparenza che si attendevano dalla nuova interfaccia.
Ad esempio, nella carta interattiva si invertono le aree idonee per il fotovoltaico a terra con quelle per il solare su tetto, si “cancellano” tutte le aree cosiddette c-quater ai sensi del d.lgs 199/2021, art. 20, comma 8 (quelle idonee poiché al di fuori della fascia di rispetto dai beni tutelati) e si restringe erroneamente la Solar Belt.
L’apertura al pubblico
Come abbiamo riportato, lo scorso 21 maggio il Gse, assieme alla mappa delle zone di accelerazione per le fonti rinnovabili, ha annunciato la versione pubblica della Piattaforma delle aree idonee (Pai).
Lo strumento digitale, realizzato dal Gse per supportare le Regioni e le Province autonome nella pianificazione territoriale, disciplinato dal dm Mase 17 settembre 2024 n. 320, fino alla settimana scorsa era consultabile solo dagli amministratori.
Come da decreto istitutivo, i dati per realizzarla arrivano da Regioni, Comuni e Province autonome, dai gestori di rete, tra cui Terna e i distributori locali, dalle agenzie ambientali come Ispra e Arpa regionali e dal Gse stesso.
“La mappatura è in costante aggiornamento sulla base dei dati trasmessi”, si legge sul sito del Gse. E si spera che l’aggiornamento arrivi presto, visti gli errori rilevati (interpellata da QualEnergia.it, la controllata pubblica per ora non commenta).
L’errore principale è come la mappa online rappresenta – o omette di rappresentare – le aree idonee ex lege tracciate dal d.lgs. 199/2021, art. 20, comma 8.
Tanti errori
In particolare, gli sbagli riguardano le seguenti aree:
- lettera c-ter relative alla Solar Belt entro 500 metri da zone industriali e 300 dalle autostrade;
- lettera c-quater, che rende idonee le aree oltre la fascia di rispetto dai beni tutelati.
- i vari vincoli ambientali sembrano mappati in maniera erronea.
La mappa online poi inverte le aree idonee per il fotovoltaico a terra con quelle idonee per gli impianti FV su tetto, probabilmente un refuso nel realizzare la legenda.
Inspiegabilmente assenti, al netto di dove questa previsione è annullata da altri vincoli, anche alcune parti della fascia idonea entro 300 metri dalle autostrade.
Rischio caos
“La piattaforma non può in alcun modo sostituire le valutazioni normative richieste dal d.lgs. 199/2021 o dal decreto Aree idonee. Il rischio concreto è che un ente, magari sommerso da molti progetti e poco personale, nel valutare un progetto, si affidi alla semplice visualizzazione cartografica del portale anziché verificare puntualmente il rispetto dei criteri di legge, generando errori istruttori gravi”, avverte Marco Balzano, esperto di permitting e consigliere di Italia Solare.
“Mi auguro vivamente che le amministrazioni pubbliche non lo utilizzino, almeno per ora, per dichiarare un sito idoneo o meno. Farlo ora significherebbe assistere a un’ondata di progetti bloccati e ricorsi al Tar”, aggiunge.
Insomma, sono davvero tante le cose che non tornano. Come detto, dal Gse – cui abbiamo segnalato i problemi prima di scrivere l’articolo – al momento non arrivano commenti. Si spera in correzioni ma, nel frattempo, non resta che augurarsi che operatori e amministratori non usino la piattaforma o, se la usano, facciano altri controlli.