le richieste di connessione per impianti in bassa e media, cioè per fotovoltaico sui tetti delle case e di molte aziende “stanno triplicando, spontaneamente.
Perseguire gli obiettivi 2030 del pacchetto Fit for 55 come da scenario Terna-Snam (presentato lo scorso agosto) darebbe benefici economici netti per 24 miliardi di euro, guardando al solo sistema elettrico.
Il calcolo è stato fatto da Elemens e presentato ieri pomeriggio, 8 novembre a Key Energy, nel corso del convegno “Scenari energetici dirompenti per l’Italia”. Ma questa non è una notizia. Senza sminuire il lavoro della società di consulenza, è chiaro che la transizione energetica è conveniente anche in termini di costi diretti (oltre che per la sicurezza energetica); ce lo dicono già una serie innumerevole di studi.
L’esperienza di questi ultimi anni ci ha insegnato invece quanto relativo sia il valore delle previsioni sul futuro, anche quello più prossimo: mancano poco più di 7 anni al 2030, ma basterebbe riflettere sull’anno 2022 per capire quanto le cose possano cambiare in corsa.
La sensazione che si respira alla fiera di Rimini, gremita di visitatori ed espositori, è quella di un presente che ha ricevuto dalla crisi energetica una spinta verso la decarbonizzazione talmente forte da farlo avanzare con il rischio però di qualche inciampo e con una velocità che rende complicato monitorare il possibile cambiamento.
Come ha commentato nel suo intervento Gilberto Dialuce, il presidente dell’Enea, infatti, quanto accaduto dopo l’invasione dell’Ucraina e la conseguente crisi energetica, “sta portando a un’accelerazione imprevista e a tappe forzate della decarbonizzazione”.
Lo mostra, ad esempio, quanto riportato da Fabrizio Iaccarino di Enel: le richieste di connessione per impianti in bassa e media, cioè per fotovoltaico sui tetti delle case e di molte aziende “stanno triplicando, spontaneamente”.
Oppure il dato, ancora più noto, delle richieste di allaccio all’alta tensione di Terna. C’è già ora un volume di progetti superiore agli obiettivi, secondo le elaborazioni Elemens: per il FV utility scale una esisste una pipeline da 50 GW contro un target di 40 GW, per l’eolico a terra ci sono richieste di connessione per 23 GW su un obiettivo di 7,4 GW e per quello in mare addirittura per 45 GW di progetti contro gli 8,5 GW che servirebbero secondo lo scenario nazionale.
Si è ricominciato, insomma, ad installare impianti anche se siamo ancora molto lontani da quegli 8 GW di potenza da rinnovabili che dovremmo aggiungere ogni anno per puntare agli obiettivi 2030.
Andrea Ripa di Meana, amministratore unico del Gse, ha citato ad esempio dalla nuova relazione trimestrale i dati sul FV: nei primi 9 mesi del 2022 la nuova potenza installata è stata di 1,6 GW, compresi circa 400 MW di grandi parchi a terra.
Come è stato confermato un po’ da tutti gli interventi, gli economics e l’interesse ci sono: d’altra parte, come ha fatto presente Fabio Bulgarelli di Terna, “nel 2022, stando alla media annuale del Pun, intorno ai 310 €/MWh, spenderemo 90 miliardi di euro di materia prima elettrica: abbastanza denaro per coprire diverse volte i piani di investimento sulla rete fino al 2030 oppure per realizzare 120-130 GW di fotovoltaico o eolico”.
Nonostante oltre l’85% dei grandi progetti sia localizzato al Sud e nelle Isole, la sfida per la rete elettrica sembra gestibile, ha rassicurato Bulgarelli: ad oggi l’overgeneration è ferma allo 0,15% dei consumi elettrici e gli investimenti si stanno facendo, grazie anche alle risorse del Pnrr.
Con il boom in atto per il FV in autoconsumo, con molte aziende che si stanno affrettando a dotarsi di impianti, “bisognerà vedere se anche le reti di distribuzione saranno all’altezza delle richieste”, ha sottolineato GB Zorzoli, presidente dell’Aiee, l’associazione degli economisti dell’energia.
Ma il nodo segnalato da tutti è sempre quello del permitting. Anche su questo tema molti degli interventi tra cui quelli di Francesco La Camera, direttore generale di Irena, Alessandro Marangoni per Althesys, Gaetano Mazzitelli di Snam, Marco Cittadini di Falck Renewables, Marco Marsili di Shell Italia e Lorenzo Mottura di Edison.
La verità poi è che saranno molte le variabili che potranno condizionare il cambiamento del nostro sistema energetico. “Cruciale sarà lo storage, e su come scenderanno i prezzi e aumenterà la sua diffusione; ma anche l’evoluzione della riforma per disaccoppiare i prezzi del gas da quelli dell’energia prodotta da rinnovabili”, ha spiegato Ripa di Meana.
E a tal proposito l’amministratore unico del Gse ha citato anche il cap sugli extraprofitti, “anticipo” italiano di questo sorta di decoupling che però “ha un’applicazione problematica e che non può che essere transitoria”.
Fonte Articolo: web magazine QualEnergia.it