Il primo passo per ridurre le spese di un’impresa è focalizzarsi su quelle energetiche. Un approccio particolarmente pragmatico in questo periodo storico.
Tra le diverse soluzioni c’è quella di installare, a proprie spese, un impianto solare fotovoltaico per tagliare in modo drastico la bolletta elettrica.
A prescindere dal livello dei consumi e dalla tipologia di impresa, commerciale o industriale, questo è uno degli investimenti più sicuri e vantaggiosi che un imprenditore può fare. Vediamo perché valutando il caso di piccola azienda con consumi intorno ai 200 MWh (200.000 kWh) all’anno, con una spesa della bolletta elettrica tra 60 e 65mila euro.
Un impianto fotovoltaico per questa piccola impresa, ad esempio, potrebbe essere dimensionato in circa 120 kWp, avendo a disposizione una superficie sul tetto dell’edificio aziendale di 750-850 mq (es. 25×35 metri circa).
Questo impianto avrebbe una producibilità annuale di circa 135 MWh al nord, 160 MWh in Italia centrale e 180 MWh al sud.
Il costo dell’impianto installato con una potenza di 120 kW, senza Iva, oggi si aggira in circa 135-145mila euro (1.100-1.200 euro per kWp), senza particolari complicazioni installative e non considerando alcuna forma di incentivo o agevolazione.
Quali benefici economici?
Facciamo allora un esempio per una PMI dell’Italia settentrionale.
Se prevediamo un autoconsumo del 70% (quindi con una elettricità solare generata e istantaneamente consumata al 70 per cento nell’arco dell’anno), nel caso di un’installazione FV al nord Italia si potrà evitare il prelievo dalla rete di circa 95 MWh/anno (95.000 kWh) che quindi si acquisiranno direttamente a costo zero dalla produzione del proprio impianto FV.
Pertanto, se consideriamo un prezzo medio del kWh in bolletta di 30 centesimi (oggi è molto più elevato, ma qui cerchiamo di proiettarci avanti di qualche anno) avremo un risparmio annuale di 28.500 euro.
A questo beneficio dovremmo aggiungere l’introito derivante dallo scambio sul posto (o ritiro dedicato) che verrebbe calcolato sulla differenza tra la generazione totale dell’impianto solare e l’autoconsumo (nel nostro caso circa 40 MWh): ogni kWh ceduto alla rete verrà valorizzato circa 15 cent€/kWh (dato oggi molto conservativo) per un introito di circa 6.000 euro/anno.
In totale il beneficio economico consentito dal nuovo impianto fotovoltaico ammonterebbe ogni anno a circa 34-35.000 euro, che potremmo arrotondare per difetto a 33mila euro, prevedendo anche le spese varie di manutenzione e quelle di natura burocratica.
Anche considerando questi presupposti, oltre ad una marginale perdita di produzione annuale dell’impianto, avremo un tempo di rientro dell’investimento iniziale in poco più di 4 anni (140.000: 33.000: 4,2 anni).
Tempi di ritorno che scendono a circa 3,4 anni per un identico impianto in centro Italia e a 3,1 anni nel meridione.
Dal quarto o quinto anno in poi tutto quel beneficio economico annuale sarà a completo vantaggio dell’azienda. E l’impianto potrà godere di una durata di almeno 20 anni, più probabilmente 30.
Il tasso di rendimento interno (TIR) per un periodo di funzionamento di 20 anni nel caso dell’impianto FV al settentrione, è stimabile intorno 20% annuo, un livello difficilmente ottenibile con gli attuali prodotti finanziari in circolazione.
A questi aspetti va aggiunto anche il beneficio derivante dall’ammortamento annuale (aliquota del 9%) che andrà ad abbattere le spese aziendali per IRES e IRAP.
Insomma, al netto di finanziamenti bancari, ma anche di specifiche agevolazioni, si tratta di una spesa che oggi converrebbe a tutte le aziende in grado di investire queste cifre, peraltro non elevatissime, non solo perché è sotto quella “soglia psicologica” di un rientro inferiore ai 5 anni, ma anche perché in prospettiva diventa una sorta di assicurazione contro le fluttuazioni dei costi dell’elettricità per almeno un paio di decenni.
Fonte articolo: on-line magazine QualEnergia.it