Fotovoltaico e Agricoltura: una reciproca opportunità

Trasformare gli interessi apparentemente divergenti di fotovoltaico e agricoltura in una reciproca opportunità. Questo è un tema enorme di grande attualità per il nostro Paese con particolare attenzione al Decreto “agrivoltaico”, di recente pubblicazione ed in attesa delle regole operative).

Appare quindi necessario esplorare le potenzialità economiche, ambientali e sociali dell’integrazione dell’agricoltura con i sistemi fotovoltaici. Infatti, l’integrazione di pratiche agricole e produzione di energia rinnovabile può generare nuove opportunità di business, migliorare la resilienza dei sistemi agricoli e contribuire agli obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli impianti agrivoltaici di natura sperimentale prevedono soluzioni integrate innovative tali da non compromettere la continuità delle attività di coltivazione agricola e pastorale. Ad esempio, i sistemi di tracking mobile, consentono di modificare l’inclinazione dei moduli fotovoltaici dinamicamente ad ogni ora della giornata e periodo dell’anno conseguentemente ai bisogni di luce oppure ombra delle piante. Questi temi saranno al centro del Salone dell’Agrivoltaico curato da Key Energy all’interno dell’evento fieristico Macfrut2024 che andrà in scena dall’8 al 10 maggio al Rimini Expo Centre.

Il nodo del decreto Aree idonee

Il tema del fotovoltaico sui terreni agricoli è stato approfondito mercoledì 24 aprile in commissione Attività produttive della Camera, dove il sottosegretario al Mase Claudio Barbaro ha dato alcune indicazioni sul prossimo decreto Aree idonee che mira a trovare un compromesso tra fotovoltaico e agricoltura.

In particolare, “il quadro normativo e regolatorio in via definizione è finalizzato a garantire lo sviluppo di investimenti in nuova capacità rinnovabile per il raggiungimento degli obiettivi Pniec, pur salvaguardando la produzione agricola del Paese”. Il dicastero, dunque, non intende trascurare “le esigenze del settore agricolo”.

Coldiretti critica il troppo consumo di suolo per impianti FV a terra. Alleanza per il fotovoltaico: al 2030 bastano 100.000 ettari di terreni pressoché incolti o inattivi.

La questione degli espropri dei terreni

Uno dei temi più spinosi nella ricerca di un equilibrio tra fotovoltaico e agricoltura riguarda certamente la questione espropri. L’interrogazione svolta in X commissione è stata presentata da Luca Squeri (Forza Italia) che nelle premesse ricorda come l’articolo 18 del dl n. 77/2021 abbia soppresso le misure di salvaguardia per i terreni agricoli contenute nel Codice dell’ambiente, aprendo alla possibilità di esproprio per mezzo della dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza degli impianti a fonte rinnovabile.

Da questo punto di vista Squeri parla di segnalazioni fatte da alcune associazioni agricole su espropri di “terreni in attualità di coltivazione”.

Inoltre, nell’interrogazione si fanno i calcoli sulla futura evoluzione agrivoltaica ricordando che il dm Aree idonee chiederà alle Regioni di individuare spazi per la localizzazione di circa 80 GW di nuova potenza rinnovabile entro il 2030. Il 77,2% di essa, sottolinea l’atto, sarà FV stando ai valori della tabella 4 allegata al Pniec 2023.

Dunque, “considerando che per installare un potenziale produttivo di 1 MW di fotovoltaico occorrono mediamente due ettari”, per il 2030 serviranno 123.530 ettari che, “in ragione della taglia minima degli impianti per rendere bancabile l’investimento (utility scale), sono per la gran parte agricoli”.

A tal riguardo il sottosegretario Barbaro ha rassicurato: “Regioni e Province autonome, per garantire sul proprio territorio il consumo di una quota minima di energia da Fer, saranno chiamate a individuare le aree idonee a ospitare impianti tenendo conto delle esigenze delle aree agricole e, come ricordato dall’onorevole interrogante, privilegiando le superfici agricole non utilizzabili, in conformità all’articolo 20 del DL n. 77/2021”.

Le richieste sul FV a terra

Su numeri e normativa il dibattito degli ultimi giorni non si è sviluppato solo alla Camera.

La Giornata mondiale della Terra del 22 aprile è stata l’occasione per la Coldiretti di chiedere un’inversione di rotta sul FV a terra.

A sostegno della sua tesi l’associazione ha diffuso un report sul consumo di suolo nel quale si chiede una legge nazionale e si spiega: “Ai danni causati dalla cementificazione si stanno aggiungendo quelli del fotovoltaico selvaggio con la copertura di intere aree agricole produttive e distese di ettari di pannelli a terra”.

Al contrario Coldiretti sostiene un modello di transizione energetica che veda le imprese agricole “protagoniste” per mezzo di comunità energetiche, impianti solari sui tetti e “agrivoltaico sostenibile e sospeso da terra”. L’obiettivo è integrare il reddito degli agricoltori con la produzione energetica rinnovabile.

La posizione Coldiretti è stata commentata martedì in una nota da Alleanza per il Fotovoltaico: “La tecnologia fotovoltaica non è in contrasto con la tutela e lo sviluppo dell’agricoltura che, invece, può e deve procedere in sintonia con un incremento delle fonti rinnovabili”.

Tutto ciò è a basso consumo di suolo, per l’Alleanza, visto che “ipotizzando di realizzare 5 GW/anno di fotovoltaico a terra, servirebbe una superficie di appena 10.000 ettari da dedicare agli impianti, mentre l’attuale superficie agricola totale in Italia è pari a 16,5 milioni di ettari”.

Nell’ottica degli obiettivi Pniec a 2030, “per soddisfare questo fabbisogno sarebbe sufficiente andare a coinvolgere solamente i terreni attualmente incolti e inattivi, che in Italia sono 3,5 milioni di ettari”.

Il nostro team è costantemente aggiornato e pronto ad accompagnarti per realizzare impianti fotovoltaici ed agrivoltaici in totale sintonia con l’agricoltura.

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