Il blackout iberico del 28 aprile ha messo sul banco degli imputati le fonti rinnovabili anche se nessuno sa ancora cosa sia realmente accaduto,. I Paesi coinvolti si interrogano sull’accaduto tra teoria dell’effetto domino e dell’errore centrale ma le critiche internazionali alle rinnovabili rischiano di influenzare l’opinione pubblica più incerta o disinformata.
Il danno ricevuto dalle rinnovabili è dunque di tipo sociale e politico. Forze partitiche spagnole e non solo (basti pensare ai commenti dell’Amministrazione Trump sulla vicenda) chiedono ora a gran voce di ridimensionare il ruolo delle energie rinnovabili.
Al momento le spiegazioni avanzate sono molte: anomalo calo di generazione delle rinnovabili, incapacità della rete, singolarità climatica, cyber attacco, solo per citare quelle “mainstream”.
Una delle prime ipotesi sul blackout è che due perdite di generazione da fotovoltaico, localizzate e ravvicinate, abbiano creato irregolarità talmente grandi da mandare in cortocircuito la rete di Spagna, Portogallo e sud della Francia.
Al di là delle considerazioni tecniche sulla questione, che saranno affrontate più avanti, è evidente come questa forte comunicazione anti-rinnovabili, che cavalca l’onda emotiva di un episodio che ha coinvolto milioni di persone, rischi di indirizzare un’ampia fetta di opinione pubblica internazionale, che è allo stesso tempo un’ampia fetta di elettori.
Non una considerazione secondaria, se si pensa a quante volte le politiche energetiche e ambientali, in tutto il mondo, siano dipese dal “sentiment” sociale e non dalle evidenze scientifiche.
L’auspicio è che si possa chiarire presto e bene cosa sia successo.
Ma la realtà è che è presto per capire quale sia la verità. Lo stesso primo ministro spagnolo, Pedro Sánchez, ha chiesto agli operatori energetici privati di aiutare il suo Governo e tutti i soggetti che stanno lavorando sulla vicenda a stabilire la causa del blackout.
Colpa del fotovoltaico? C’è chi dice no
L’Associazione fotovoltaica spagnola Unef, SolarPower Europe e il Global Solar Council hanno da subito ribadito che “il solare è una tecnologia matura, pienamente in grado di fornire alla rete tutto ciò di cui ha bisogno per la sua stabilità. Inoltre, soddisfa tutti i requisiti tecnici stabiliti dal gestore di rete spagnolo e dalla normativa (codice di connessione e procedure operative)”.
Nel caso del blackout “l’energia immessa in rete” dal fotovoltaico “è stata programmata il giorno prima il 28 aprile e tale programma è stato rigorosamente rispettato. Gli impianti non si sono disconnessi volontariamente, sono stati scollegati dalla rete”. Greenpeace Spagna fornisce altri particolari: “Una lezione silenziosa che questo blackout ci ha insegnato è che le energie rinnovabili rappresentano l’unico futuro sicuro, sostenibile e redditizio per l’approvvigionamento. Ciò che forse passa inosservato è che, contrariamente al vecchio adagio sulle importazioni di energia dalla Francia, al momento del blackout stavamo esportando elettricità al nostro vicino del nord e al Portogallo grazie alla crescente forza delle rinnovabili, uno scambio che sta diventando sempre più frequente. Di fatto, è ormai del tutto normale che sia la Spagna a poter e dover inviare elettricità dall’altra parte dei Pirenei e in Portogallo”.